In seguito alle burrascose dimissioni di Robert A. Boggi da Commissario della CAN/C, Luca Pancalli ha nominato, sentiti il Presidente della Lega di Serie C Mario Macalli e il Presidente dell'AIA, Maurizio Mattei quale nuovo Responsabile degli arbitri della categoria. Per Mattei è un ritorno: fu designatore in C per cinque stagioni.
Tutto ebbe inizio ai primi di febbraio, quando una lettera anonima fu recapitata a Cesare Gussoni. La lettera spiegava come Boggi facesse regolarmente arbitrare due fischietti che non avevano superato i test atletici. I nomi vengono fatti (la Gazzetta parla di un arbitro di Fermo e di uno di Salerno). Gussoni ha detto che tutto era molto circostanziato, con dovizia di particolari. Boggi, interpellato dallo stesso Presidente AIA, ha smentito categoricamente e ha sbattuto la porta quando Gussoni ha inviato gli ispettori, convocando a Roma i due arbitri per sottoporli ai test atletici. Boggi ha detto di non essere stato creduto.
Tutto ebbe inizio ai primi di febbraio, quando una lettera anonima fu recapitata a Cesare Gussoni. La lettera spiegava come Boggi facesse regolarmente arbitrare due fischietti che non avevano superato i test atletici. I nomi vengono fatti (la Gazzetta parla di un arbitro di Fermo e di uno di Salerno). Gussoni ha detto che tutto era molto circostanziato, con dovizia di particolari. Boggi, interpellato dallo stesso Presidente AIA, ha smentito categoricamente e ha sbattuto la porta quando Gussoni ha inviato gli ispettori, convocando a Roma i due arbitri per sottoporli ai test atletici. Boggi ha detto di non essere stato creduto.
4 commenti:
CM MAI SI è DIMESSO?
Ma le accuse erano dirette anche ai suoi vice, in particolare al fiorentino Luci, accusato di favorire alcuni arbitri e permettere carriere lampo ad alcuni altri...e si parla di regali fatti da arbitri a componenti della commissione e ad arbitri della can per farsi benvolere e cercare di fare la scalata...se tutto ciò fosse vero sarebbe davvero triste...
Oltre a Boggi, ho letto che se ne va anche il vice Rossi di Ciampino, un altro di quegli arbitri che in passato hanno pagato a caro prezzo il fatto di non voler mai cedere a compromessi strani. La vicenda puzza molto.
Ecco l'infuocata lettera di dimissioni di Boggi:
RACCOMANDATA A.R.
ANTICIPATA A MEZZO FAX E/O E-MAIL
Salerno, 25 febbraio 2007
Preg. mo Avv. Luca Pancalli
Commissario Straordinario F.I.G.C.
Via Gregorio Allegri, 14
00198 ROMA
Sig. Cesare Gussoni
Presidente Associazione Italiana Arbitri
Via Tevere, 9
00198 ROMA
Preg. mo rag. Mario Macalli
Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie C
Via Pierluigi da Palestrina, 18
50144 FIRENZE
Ai Sigg. Componenti
del Comitato Nazionale A.I.A.
Via Tevere, 9
00198 ROMA
OGGETTO: Precisazioni in ordine alle dimissioni da Commissario della C.A.N. / C.
Com’è noto agli autorevoli destinatari, il sottoscritto si è dimesso, dall’incarico di cui all’oggetto, nella prima mattinata di giovedì 22 febbraio scorso.
A distanza di circa sette anni, dunque, si è sentito in dovere (ineludibile, sotto il profilo etico-morale) di presentare, per la seconda volta, le proprie dimissioni.
Non di certo per una forma di personalismo, ma affinché il quadro della vicenda sia chiaro nei suoi aspetti sostanziali, è il caso di riepilogare i passaggi più significativi:
- il 25 luglio del 1998 chi scrive (che, fino a quel momento, non era stato mai neppure assoggettato a procedimento disciplinare) fu sottoposto a quella che (come dall’art. 38, comma 19, lettera a) del Regolamento allora in vigore) era la meno grave delle sanzioni in ambito arbitrale, la censura, per aver lottato, purtroppo da solo, contro il cosiddetto “sorteggio arbitrale”;
- ad agosto del 1999, rassegnò le dimissioni da arbitro internazionale e da arbitro della massima Serie Nazionale (rinunciando, sia consentito sottolinearlo, alle non irrilevanti prebende economiche connesse al ruolo), per una motivazione, anche in tal caso, esclusivamente di ordine etico-morale: l’incompatibilità personale con il progetto arbitrale – talmente noto, che appare inutile precisarne i contenuti – dei due designatori, sigg. Bergamo e Pairetto;
- a novembre dello stesso anno, il 1999, chi scrive fu sanzionato con quattro mesi di inibizione dalla Commissione Nazionale di Disciplina dell’A.I.A., per aver pubblicamente motivato (come, peraltro, era assolutamente doveroso, per un senso di rispetto nei confronti dei tesserati dell’A.I.A.) il proprio parere negativo in ordine al progetto arbitrale del duo Bergamo – Pairetto;
- come si faceva cenno, dopo circa sette anni da agosto 1999, il sottoscritto è stato necessitato, per la seconda volta nella propria vita associativa, a prendere atto, dolorosamente, che non sussistevano le condizioni per un impegno sereno e proficuo, non gravato da condizionamenti, nell’ambito di quell’Associazione Italiana Arbitri, che pure sta disperatamente tentando di recuperare prestigio, linearità, serietà.
I fatti di cui innanzi sono stati puntualizzati allo scopo che la vicenda sia inquadrata nei suoi veri aspetti e non con quelle connotazioni, coloriture e commenti (indebiti ed impropri, finalizzati a fuorviare), che si sono sentiti e letti, da qualche parte, in questi giorni.
Chi scrive ritiene ancora (come gli è stato insegnato da un nobile Presidente di sezione A.I.A., l’indimenticato notaio Francesco Spirito, che è stato autentico Maestro di vita, di correttezza morale e di genuina sportività) che l’Associazione Italiana Arbitri debba essere, in modo assoluto, al di sopra di tutte le Componenti del calcio: non per una superiorità di facciata, non perché le altre Componenti possano essere inferiori, ma semplicemente perché l’arbitro non ha il diritto di essere neppure sfiorato dall’ombra del dubbio, deve offrire di sé un’immagine al di sopra di ogni sospetto, deve essere credibile all’estremo limite.
Deve ritrovare, in una sola espressione, quell’autorevolezza, che è presupposto indispensabile della sua figura: un’autorevolezza da recuperare quasi integralmente, atteso che essa è stata inquinata, bombardata, disintegrata dalle cupe, inquietanti, mortificanti vicende di questi ultimi anni.
Come e quanto queste considerazioni siano coerenti con le azioni del sottoscritto, in particolare quelle innanzi segnalate, può essere compreso appieno, senza sforzo alcuno, anche da chi sia stato e sia tuttora estraneo al nostro mondo.
A tale riguardo, nessuno potrebbe giudicare come espressione di iattanza la considerazione che la censura e l’inibizione per quattro mesi, alle quali s’è accennato, debbano essere necessariamente giudicate, ex post, medaglie di benemerenza…
Chi scrive ha tentato, invano, di richiamare l’attenzione sugli aspetti etico-morali, che in tutta evidenza si stavano smarrendo; ha pagato in prima persona, con due dolorose rinunce (che non appartengono, sia ben chiaro, al suo carattere combattivo) all’attività in seno a quella Associazione alla quale ha dedicato – si ritiene di poterlo affermare in coscienza e con assoluta serenità d’animo – gran parte della propria esistenza a tutt’oggi: con passione costantemente disinteressata, con impegno indiscutibile, con serietà.
Nessuno ha il diritto di supporre che l’amarezza di chi scrive possa essere anche soltanto mitigata dalla constatazione di quanto fossero lungimiranti (per la verità, erano soltanto elementari previsioni, senza alcuna possibilità di errore) quelle motivazioni, che l’avevano indotto (non per uno sterile personalismo, ma per un preciso dovere di associato, in grado di far sentire la propria voce e che non poteva restare dolosamente inerte) a lottare contro un sistema di potere (non solo arbitrale), che ha inquinato perfino le falde acquifere del calcio nazionale e che comporterà un lavoro ed un impegno di lungo periodo, per consentire di poter finalmente affermare di aver proceduto alla pulizia ambientale definitiva.
Senza alcun velo di piaggeria, ma solo per un dovere che non può essere né represso, né compresso, chi scrive sta ammirando l’azione, per l’appunto finalizzata alla pulizia assoluta, del Commissario Straordinario della F.I.G.C., Avv. Luca Pancalli: è proprio all’Avv. Pancalli, invero, che queste considerazioni sono, in primo luogo, rivolte.
È un’opera appena intrapresa, che ha incontrato ed incontrerà ostacoli ad ogni pie’ sospinto: ma v’è certezza che essa proseguirà, incessante e ferma.
Per venire ai fatti della settimana che sta per concludersi, essi erano stati preannunciati, preavvertiti, pre-segnalati da una serie di piccoli, ma significativi episodi, tutti ad opera del presidente Gussoni: ripetuti tentativi di sovrapposizione, di interferenza, di violazione dell’autonomia tecnica della Commissione diretta dal sottoscritto; perfino interventi, in presenza di altri Componenti della CAN / C, con espresse critiche in ordine alle modalità della gestione tecnico-organizzativa, addirittura con un riferimento, anch’esso fortemente critico, ad un provvedimento tecnico-disciplinare a carico di un associato.
Per l’esattezza, si tratta dell’Assistente Sergio De Santis, della sezione A.I.A. di Roma 2, che era stato sospeso per due turni dalla CAN / C per motivi tecnici, e che invece il presidente Gussoni pretendeva fosse gravato da un provvedimento di ben diversa entità, che comprendesse anche una correlazione (assolutamente impropria ed indebita, trattandosi di una sospensione di natura tecnica) con le note vicende di Calciopoli, nelle quali era stato coinvolto anche l’Assistente De Santis.
Ovviamente, chi scrive si rifiutò, in modo categorico, di aderire alla richiesta del presidente Gussoni, chiedendogli, anzi, di attivare i procedimenti idonei, al fine di risolvere la problematica con le procedure e le modalità giuste, senza far ricorso a soluzioni incoerenti, inconferenti ed inappropriate.
Dall’inizio del corrente mese di febbraio, inoltre, il presidente Gussoni ha sollecitato, insistentemente, l’attivazione di un sistema di designazioni, modificativo di quello stabilito dalla CAN / C (fin dal primo giorno di attività dell’anno sportivo 2006/2007), con una palese delegittimazione tecnica della Commissione, con la conseguenza di uno stato di disagio e di precarietà dei suoi Componenti.
Nell’incontro col presidente Gussoni del 15 febbraio scorso, il sottoscritto ha preso atto di espressioni gravissime, riferite a quattro Componenti della CAN / C, alle quali chi scrive ha replicato, precisando al presidente Gussoni di non poter né consentire, né tantomeno accettare, giudizi così profondamente lesivi su persone assenti al colloquio, a maggior ragione tenendo presente che egli aveva tutte le potestà e le facoltà di accertamento, magari di preventivo chiarimento, e così via.
Infine, mercoledì 21 febbraio scorso, nella tarda serata, il presidente Gussoni ha chiamato in disparte il sottoscritto, comunicando di aver spedito una lettera (a tutt’oggi non pervenuta), con la quale s’informava che era stata disposta, dal presidente Gussoni medesimo, la convocazione di due degli arbitri citati in una lettera anonima, al fine che fossero sottoposti ai test atletici in presenza del Gussoni e del prof. Marco Lucarelli, responsabile dei poli atletici arbitrali nazionali.
È da precisare che i due arbitri in questione avevano, recentemente, superato i test atletici nei rispettivi poli di appartenenza, alla presenza dei delegati ufficiali del prof. Lucarelli e di un Osservatore Arbitrale (Alberto Misticoni di Ascoli per l’uno; Antonio Mariniello di Nocera Inferiore per l’altro: essi, invero, avevano dichiarato la propria disponibilità ad essere presenti, a titolo gratuito, ai test).
Il colloquio proseguiva con una sconcertante espressione del presidente Gussoni: “Se i due arbitri non superano i test atletici, sono cazzi tuoi” (quasi a voler adombrare una responsabilità di chi scrive, insussistente sotto il profilo regolamentare e tecnico, in relazione alla posizione soggettiva dei due arbitri in argomento, sotto il profilo dei test atletici).
Infine, il presidente Gussoni ha chiesto al sottoscritto se i due arbitri fossero stati designati per la giornata di gare del 25 febbraio 2007. Alla risposta affermativa, riferita ad uno dei due, ingiungeva al sottoscritto di revocargli la designazione e di darne tempestiva comunicazione all’interessato. È da puntualizzare che entrambi i direttori di gara erano stati già impegnati in gare ufficiali dopo il superamento dei test atletici (uno l’11 ed il 18 febbraio; l’altro l’11 ed il 15 febbraio, nonché addirittura nello stesso giorno del 21 febbraio). Di conseguenza, la revoca della designazione non avrebbe avuto alcun senso di coerenza tecnica, ma soltanto l’evidente significato di una pesante, irrecuperabile delegittimazione del ruolo del sottoscritto.
In quel preciso istante, chi scrive ha necessariamente, insuperabilmente preso atto – al cospetto della tassatività delle ingiunzioni del presidente Gussoni, che furono immediatamente reiterate, in modo categorico – dell’insopprimibile esigenza di rassegnare le proprie dimissioni.
Nemmeno mezz’ora dopo, chi scrive ha chiesto telefonicamente al sig. Maurizio Mattei, contattandolo sul suo cellulare, la cortesia (per evitare di depositarla, in busta chiusa, nella portineria dell’albergo) di ricevere la lettera di dimissioni, intestata al presidente Gussoni, e di consegnargliela all’indomani mattina (si era, ormai, oltre la mezzanotte).
L’imprevedibile atteggiamento di impaccio e di disagio di Mattei, col quale il sottoscritto era legato da un’amicizia pluridecennale, hanno, improvvisamente, aperto la mente di chi scrive su tanti piccoli fatti, episodi, circostanze, considerazioni, previsioni…
Dunque, il sottoscritto ha ritenuto di dover immediatamente lasciare la lettera di dimissioni, intestata al presidente Gussoni (ovviamente, in busta chiusa), nella portineria dell’albergo e di partire, senza alcun indugio, dall’albergo di Fiumicino.
Da quel momento, il sottoscritto si è limitato a prendere atto di dichiarazioni, comunicati stampa e quant’altro proveniente dal presidente Gussoni, o dall’A.I.A.
Restare in silenzio, per sempre, sarebbe stato poco corretto nei riguardi del Commissario Avv. Pancalli, proprio nel rispetto di quell’opera di moralizzazione che egli sta conducendo.
Sarebbe stato, altresì, profondamente ingiusto nei confronti degli associati, a cominciare dai più giovani, ai quali ogni dirigente arbitrale ha l’elementare dovere di offrire un esempio positivo, anche a discapito dei propri soggettivi interessi sportivi.
L’A.I.A. ha attraversato il periodo più buio, negativo, nero, della sua storia. Essa, dunque, necessita di un rinnovamento, di una rivitalizzazione, che siano non di facciata, non di apparenza, non meramente di forma, ma di sostanza vera.
Agli amici del Comitato Nazionale dell’A.I.A., che – il sottoscritto ne è certo – ignorano gran parte di quel che è stato segnalato in questa nota, si rivolge, in una con un affettuoso saluto ed un cordialissimo “in bocca al lupo!”, un’accorata richiesta: di attivarsi, con sollecitudine, affinché la nostra Associazione sia ricondotta a nuova vita, attraverso (finalmente!) l’avvio dell’incanalamento nei giusti binari, magari a cominciare dal rifiuto del cesarismo.
Naturalmente, ci si intende riferire non al nome di battesimo del presidente Gussoni, ma all’esigenza, non più derogabile, nel terzo millennio, che le decisioni di un organo direttivo centrale di un’Associazione (non di una società di capitali, dunque) siano assolutamente collegiali: in primo luogo, quelle di rilevanza non ordinaria.
Al presidente Gussoni, sia consentito indirizzare un invito ad una sana, approfondita riflessione, non solo e non tanto sulla vicenda Boggi (che, in sé, potrebbe essere anche insignificante), ma sugli aspetti morali ad essa connessi: quanto alle conseguenze, logiche ed etiche, della riflessione, non possono che essere lasciate alla sensibilità personale.
Se le dimissioni del sottoscritto potranno contribuire ad un’autentica svolta morale dell’A.I.A., esse avranno avuto una funzione molto più elevata della loro intrinseca consistenza.
Esse, in ogni caso, sono state e sono frutto di amore, genuino e leale, per l’A.I.A.: un amore, una passione disinteressata, che non possono essere soppressi neppure da questa pur poco commendevole vicenda.
Con i più distinti ossequi.
(a.b. Robert Anthony Boggi)
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